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Intervista a Lara Nemain

  • Dany Fabris
  • 16 set 2016
  • Tempo di lettura: 8 min

Descrizione:

Se gli Dei esistessero, in mezzo a noi, e non fossero ciò a cui abbiamo sempre pensato? Se fossero creature spaventose e crudeli, incapaci di capire gli uomini? In una New Orleans sfumata e lontana, Alan vive una vita misera assieme alla madre,ma quando lei muore in un incidente d'auto, il giovane rimane vittima del patrigno violento che trasforma la sua vita in un inferno, facendogli scoprire un mondo dove i mostri e gli dei esistono, crudeli manipolatori di uomini. L'unica cosa che gli dà infine la forza di lottare e di liberarsi da quello che sembra un ineluttabile destino è un mezzo demone, che si innamora di lui. Tra gli intrighi del mondo soprannaturale i due ragazzi cercheranno una via di scampo, mentre Alan cerca di capire se, veramente, lui sia soltanto un insignificante pezzo di quella partita.


Intervista:


1) Hai scelto tu la copertina del libro? Se si, cosa ti ha ispirato?


L’abbiamo fatta assieme io e una mia amica, Erika. Io volevo una luna, tanto blu, e un pezzo degli scacchi… c’è una scena, nel libro, che amo moltissimo e si svolge “attorno” a una scacchiera. Viene usata come metafora ed è una parte che sento molto.

Il merito della copertina va praticamente tutto a Erika, che ha avuto la capacità di cogliere quello che desideravo da deliri insensati!


2) Quanto tempo ha richiesto lo studio sulle divinità che ruota intorno a tutto il romanzo?


Sono appassionata di mitologia da moltissimi anni, quella indiana è strettamente legata a quella europea (celtica, norrena) e si trova tracce di essa nella nostra mitologia. Si sono incontrate e fuse durante le invasioni indoeuropee avvenute tra il 4000 e il 2000 ac. e seguendo le tracce a ritroso di quella “nostrana” non potevo che imbattermi in quella indiana. Ed è così che ho amato anche quella indiana. Si può dire che Luna Blu è frutto di uno studio lungo anni, anche se non è uno studio diretto esclusivamente al libro.


3 )Cosa rappresenta davvero la figura di Alan?


Alan è “l’eroe” che non si arrende. Nonostante le grandi difficoltà che incontra non cerca il principe azzurro, o un surrogato, non cerca aiuto all’esterno o di essere salvato. Lotta con le sue forze, a volte tra disperazione e dolore, cercando di fare la cosa giusta, di essere libero. Alan è il simbolo della lotta senza resa, che accetta le sue responsabilità e combatte per i suoi scopi.

Per me Alan è l’eroe vero, quello che anche se è in ginocchio, cerca lo stesso di rialzarsi contando sulle sue forze senza però perdere il cuore. Perché, nonostante tutto, lui resta un ragazzo di cuore.


4)Tanti personaggi ruotano intorno al protagonista nel suo percorso di vita, cosa ha rappresentato il branco? E Petar?


Il branco è la famiglia, ma famiglia non vuole dire per forza sicurezza, così come un capo branco che dovrebbe difendere il suo gruppo non per forza è positivo. Le regole, gli schemi sociali, sono maschere che spesso nascondono le peggiori brutture, i più biechi soprusi. Usando l’idea del branco, che nella concezione comune è un simbolo di forte e sano legame famigliare, ho voluto creare la netta “solitudine” in cui in realtà vaga Alan. Un branco, legami sociali, possono essere una prigione più solitaria di quello che si immagina, se il rapporto non è sano.

Petar è un personaggio che merita qualche parola solo per lui. Oltre al discorso precedente, lui è l’icona dell’uomo che segue l’istinto e la “tentazione”, sapendo che è sbagliata rimane incapace di resistere. Comprende il male, comprende che è succube di esso, vive in esso. Credo sia la metafora (molto forte) delle scelte di molti di noi, che vediamo il male, lo sbagliato, lo viviamo e agiamo consapevoli di esso, ma senza opporvi una vera negazione. Senza rifiutarlo davvero, accettandolo. Provando colpa, magari, ma perseverando nel nostro “peccato”.


5) Perché proprio il lupo?


Perché il lupo, è una bella domanda.

Da un lato l’idea originale di Luna Blu era molto diversa, ma si sa, i personaggi e le storie spesso fanno ciò che vogliono mandando alle ortiche ogni cosa studiata dall’autore. Lì, in quell’idea originaria, era un po’ una classica storia di licantropi e avevo scelto proprio loro “solo” per mostrare le dinamiche sbagliate di un gruppo sociale. Andando avanti con le varie “manipolazioni” alla storia, il lupo è diventato un po’ il simbolo della parte selvaggia che tutti abbiamo dentro di noi. Una parte sì, selvaggia, ma equilibrata, come spero di aver mostrato nelle scene in cui Alan è trasformato. Un abbandono totale al presente, che taglia fuori le meccaniche prettamente umane dando una libertà che si assapora solo nell’affondare le zampe nel terreno, se mi permetti questa metafora.


6) Cosa ha ispirato questa storia?


Avevo voglia di urban fantasy, ero nel periodo in cui mi piaceva molto, ma ero insoddisfatta di quello che trovavo. Quasi tutto diretto a un pubblico adolescente, trovavo poco interessanti le storie… così ho deciso di scrivere la storia che avrei voluto leggere. Non ha avuto nascite epiche, in realtà, Luna Blu. Volevo scrivere una storia intrigante, che appassionasse, che fosse “adulta” pur avendo un ragazzo come protagonista, un giovane che però maturava all’interno della narrazione. Magari ci sono riuscita :D


7) Qual è la visione dell'amore che emerge dal tuo romanzo?


Immagino che sia una visione dolce-amara. L’amore non è tutto, non basta, e accettarlo è pericoloso quanto negarlo. L’amore va non solo donato, ma accettato consapevolmente con il suo peso, che non è fatto solo di luce, ma anche di tenebre. Amare è una responsabilità, un impegno, un sentimento meraviglioso che però non può tutto, né può far superare ogni ostacolo con la sua sola esistenza se con esso non c’è la forza di un individuo che non si arrende.


8) Queste meravigliose divinità, qual è la tua preferita? A chi o a cosa ti sei ispirata nelle loro descrizioni?


Il mio preferito in assoluto è Rudra, ho un debole per lui. I miei Dei sono esseri che non hanno la concezione umana di bene e male, come si potrebbe avere una visione così riduttiva con alle spalle migliaia di anni di vita, un vissuto al di sopra e al fuori di ogni schema umano? Vivono per un tempo che sfiora l’eternità, copiando emozioni che da un lato invidiano e dall’altro non capiscono, emulando l’uomo in una certa misura. Rudra, e con lui ogni mio essere divino, è ispirato dalla sua figura mitologica. Ho rielaborato le qualità divine presenti nella mitologia di questi esseri dando loro il mio tocco personale, inserendoli nella mia visione di Dei. Nelle descrizioni fisiche, beh, ho un debole per gli albini: nella mia visione “romantica” sono esseri “neutri”, tavolozze ripulite da ogni tratto distintivo, eterei e magici, perfetti per essere Dei.


9) Rudra e Parvati, il loro amore cosa vuole trasmettere?


L’amore tra loro è “come loro”. Un amore che definirei diverso da quello che può essere quello umano, che in parte lo ricalca, ma va oltre, molto oltre.

Parvati ama Rudra; nei secoli è stato Rudra, Shiva, è stato mille “uomini” e così lei è stata “mille donne”. Lo sono stati e lo sono. Eppure il legame tra di loro non è mai venuto meno, di era in era, mentre attorno a loro tutto cambiava e loro riflettevano quei mutamenti, erano le due parti di un intero che si completavano. Eppure mentre Rudra comprende che, pur dimenticandola nella “morte”, ciò che li lega trascende la sfera esperienziale, per Parvati quel lato “umano”, i ricordi della loro vita assieme, sono fondamentali. Non accetta che ciò che sono venga da lui dimenticato, per lei equivale alla sua morte. Nonostante le parole di lui lei non comprende il lato spirituale del loro legame, rimane ossessivamente legata al lato che potremmo definire corporeo della relazione.

Quindi, cosa rappresenta il loro amore? Cosa vuole trasmettere? Le due facce dell’amore, sia l’unione di due anime che quella più umana, nella loro diversità che crea una completezza unica.


10) La figura del demone di ghiaccio, è una tua invenzione questa dell'innamoramento per una sola persona?


Decisamente sì. Pur esistendo in natura simili legami, non sono a conoscenza di qualcosa di simile nella mitologia: ho immaginato qualcosa tipo imprinting e ci ho “ricamato sopra”. In natura ci sono più specie che si accoppiano (non per forza con uno del sesso opposto) per la vita e, alla morte del compagno, non ne cercano altri. Alcuni tipi di cigni, ad esempio. E sì, lo ammetto, mi sembra una cosa molto carina, no?


11) La nonna di Eric, la più umana di tutti, perché hai scelto una figura simile?


Eric è profondamente umano, si potrebbe definire il ragazzo della porta accanto, quello un po’ scapestrato. È un buono, fondamentalmente, e l’amore, la bontà, si apprendono grazie all’esempio. Non basta avere un’indole luminosa per esserlo ed Eric ha avuto in sua nonna quella figura che gli ha permesso di manifestarla nonostante le tenebre del suo retaggio. Di essere profondamente umano e buono, a modo suo.

Caille è una donna saggia, buona, forte, che ha amato ogni figlio, e ogni nipote, con un sentimento immenso; quel genere di amore che porta la capacità di sacrificarsi completamente con un sorriso, quell’amore profondo e consapevole. Beh, direi che la nonna ha saputo insegnare molto, a suo nipote.


12) La scelta e il conservare i ricordi di un dio durante il suo riposo, qual è la vera essenza di questo gesto?


Cosa fa di noi ciò che siamo, se non i ricordi, le esperienze, il nostro passato? Le esperienze della nostra vita ci danno forma e sostanza, mantenerle vuol dire essere “immutabili”. Un Dio, o un uomo, non può cambiare la sua essenza, ma il modo in cui la manifesta sì.

Il manifestare è dato da ciò che abbiamo imparato, provato e vissuto, agiamo come abbiamo visto agire gli altri, imparando l’educazione, il giusto e sbagliato, l’etica e la morale attraverso sia l’osservazione del mondo, che ciò che abbiamo sperimentato in prima persona. Mantenere i ricordi vuol quindi dire rimanere immutati, incapaci di manifestare in modo diverso la nostra essenza, ecco perché questa cosa è spaventosa: chi siamo, una volta spogliati da ciò che “sappiamo”?

Siamo ancora la stessa persona? Rudra sostiene di sì, Parvati… no.

Scegliere vuol dire essere garanti, custodi, capaci di portare un fardello immensamente pesante come solo la vita di un altro essere vivente può essere. I miei semidei possono ricoprire quel compito perché in parte umani, quindi in grado di vivere e capire quelle emozioni che gli Dei imitano, di custodirle e garantirne la comprensione, perché come si può mantenere “intatto e in buono” stato qualcosa che non si comprende?

13) Autopubblicazione? Perché?


Dubito avrei trovato un editore per Luna Blu. Ho cercato alcune case editrici, ma chi chiedeva un lieto fine per forza, chi una cosa, chi soldi, chi un’altra, ho quindi deciso di tentare così. Su consiglio di alcune persone mi sono buttata su Amazon e ho tentato!

14) Cosa desideri lasci al lettore il tuo romanzo?


Mi piacerebbe che, una volta finito il libro, abbia riso, pianto, si sia emozionato, ma soprattutto abbia pensato. Vorrei aver dato qualche spunto di riflessione, aver acceso curiosità, fatto “vedere posti lontani” e prospettive diverse, per quanto mi è possibile. Vorrei lasciare domande e la voglia di cercare le risposte.

Vorrei che i personaggi non fossero solo parole, ma che, in qualche modo, abbiano preso vita e fossero considerati “persone”. Spero solo di essere riuscita almeno un po’ in questi intenti, mi darebbe la certezza di aver scritto qualcosa di bello, nel suo piccolo.


15) Consigli per gli aspiranti scrittori?


Non penso di avere veri consigli, sono anche io una aspirante scrittrice, in realtà. Non basta scrivere, o pubblicare, per essere scrittori. L’unica cosa che mi sento di dire è “non accontentarti mai”.

E' possibile acquistare il libro al seguente indirizzo :

https://www.amazon.it/Luna-Blu-Lara-Nemain-ebook/dp/B01IYFUPAM/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1473964599&sr=8-1&keywords=luna+blu+lara+nemain

Ringrazio di cuore Lara per la sua disponibilità e l'attenzione che ha avuto nel rispondere alle domande.

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