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Recensione: La gita a Tindari

  • Dany Fabris
  • 22 lug 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

''La gita a Tindari'' è un romanzo giallo, scritto da Andrea Camilleri ed edito da Sellerio nel 2000.

Il commissario Montalbano, questa volta, si trova ad affrontare la scomparsa di due anziani partiti per una gita a Tindari e l'omicidio di un giovane che abitano nello stesso condominio, ma qual è il punto di contatto, se c'è, tra la sparizione e l'uccisione?

L'avanzare dell'età comincia a farsi sentire, ma con i suoi vecchi trucchi e un aiuto dalla tecnologia anche questa svolta il commissario riesce a risolvere l'enigma.


In linea con lo stile di Camilleri il romanzo alterna l'indagine a momenti comici (dati principalmente dal personaggio Catarella). Anche questo, come tutti i romanzi di Camilleri, tiene il lettore con il fiato sospeso e la conclusione non è mai ovvia e intuitiva. Nonostante la ''nuova indagine scientifica'' non gradisca i metodi di Montalbano, il lettore si fa trascinare dal flusso di pensieri e dall'improvvisa intuizione che sopraggiunge quando tutte le vie sembrano chiuse.

Il personaggio del Commissario è ben caratterizzato e facile da immaginare per la descrizione accurata che ne fa l'autore, sebbene ogni libro sia un'indagine a sé stante, c'è un filo conduttore di base che tiene tutte le storie legate.

La sapienza e la bravura di Camilleri sta nel raccontare di un paesino, di una regione, di una mentalità che chi conosce sa essere perfettamente descritta. È la veridicità delle sue parole e l'intensità delle sue descrizioni che permettono di annoverarlo fra i grandi autori. Nonostante ci siano molte espressione dialettali, chiunque può avvicinarsi ai romanzi di Camilleri e rimanere rapito dalla sua capacità narrativa.

È stato scritto che ''Vigata, il paese geograficamente inesistente in cui sono ambientati tutti i romanzi di Camilleri, è il centro più inventato della Sicilia più tipica'' ed è proprio questa la forza di questi romanzi, un mondo totalmente inventato che ha davvero poco di diverso dalla realtà. È il modo di Camilleri per guardare la realtà e farla vedere ai suoi lettori. Nelle note finali di uno dei suoi libri scrive:

''E' utile (e inutile allo stesso tempo) ripetere che nomi e luoghi sono inventati di ràdica. A chi potrebbe lamentare qualche coincidenza, ricordo che la vita stessa (assai superiore in fatto d'invenzioni, alla fantasia) non è che una pura coincidenza''.


''Di Tindari, Montalbano ricordava il piccolo, misterioso, teatro greco e la spiaggia a forma di una mano con le dita rosa... Se Livia si tratteneva qualche giorno, una gita a Tindari era una cosa che ci poteva pensare''.



Per saperne di più su Tindari, vai nella rubrica Luoghi d'Italia, ne vale davvero la pena ;)

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