DdL Brambilla sui conigli: risvolti economici e gestionali
- Amaranta Aulenti
- 15 lug 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Sky e Panda di Giorgia Derni
Per chi convive con un coniglio in casa, la notizia di questa proposta di legge della Brambilla nata dalla collaborazione con la Federazione Italiana Diritti degli Animali (FIDA) e l'Associazione Animali Esotici ( AAE ) è giunta come una ventata di aria fresca in mezzo ai grandissimi pregiudizi e alla mentalità chiusa che ancora vige in Italia riguardo a questi piccoli animali, che sono esattamente al pari di un cane e di un gatto come cure e affetto che danno e ricevono a chi sceglie di averne almeno uno come compagno di vita.
Nei mesi scorsi se ne è parlato tanto, e tante sono state le polemiche legate a questa proposta di legge che molti definiscono folle sia dal punto di vista economico, sia da quello gastronomico ( ricordiamo infatti che la carne di coniglio è la base di partenza per svariati piatti tipici in tutta Italia).
Cosa prevede a conti fatti la proposta della Brambilla a integrazione del decreto 189 contro il maltrattamento degli animali?
Innanzi tutto, proprio perché questo decreto nasce a tutela dei conigli, regolamenta la detenzione come animale d'affezione mettendo in rilievo i seguenti punti:
Controllo della popolazione dei conigli domestici sul territorio nazionale con l'istituzione di un'anagrafe territoriale;
Obbligo di Microchip, proprio come per i cani, con conseguente iscrizione obbligatoria all'anagrafe territoriale;
Fissaggio delle dimensioni minime della gabbia in cui essi vanno alloggiati in 170 cm x 70 cm completa di casetta per nascondersi e tutti i confort;
Obbligo del proprietario di garantire almeno quattro ore al giorno di svago e di compagnia all'animale lasciandolo libero di girare. Anche se - tengo a ricordare - la corretta gestione del coniglio non prevede la sua reclusione in gabbia a vita ma, al contrario, va tenuto libero al pari di un gatto o di un cane per farlo vivere bene con un accettabile livello di salute fisica e mentale.
Sicuramente questa parte del decreto offre un grossissimo aiuto a coloro che ogni giorno combattono la guerra contro i maltrattamenti come le guardie zoofile; che spesso non possono intervenire su casi anche gravi poiché sono in regola rispetto alle condizioni di detenzione degli animali degli allevamenti da macello. Condizioni che spesso sono disumane e non compatibili con l'etologia di questi piccoli mammiferi.
Sul lato dell'allevamento le modifiche sono decisamente più drastiche: nel momento in cui il coniglio verrà considerato un animale d'affezione a tutti gli effetti, e non più dunque un animale da reddito o per chi lo ha in casa un animale da compagnia non convenzionale, cadrà la possibilità di allevarlo ai fini della macellazione e della produzione delle pellicce, causando dunque la chiusura della totalità degli allevamenti che si basano sulla produzione di questi prodotti con annessa crisi di settore ma – sopratutto - con crisi a livello delle famiglie che lavorano in questo ambito.
In caso di infrazione della futura legge a tutela di questi animali la Brambilla propone come sanzione a chiunque "allevi, esporti, importi, sfrutti economicamente o detenga, trasporti, ceda o riceva a qualunque titolo conigli al fine della macellazione, o commercializzi le loro carni" una pena che prevede la detenzione da quattro mesi a due anni e una multa da 1.000 a 5.000 mila euro per ciascun animale in possesso.
A fronte di questa scelta verso cui la Brambilla sta spingendo i risvolti economici da affrontare non sono minimi.
Domanda lecita è chiedersi: che fine faranno i commercianti, gli allevatori e chiunque lavori in questo settore? È giusto colpire, in un momento di crisi economica nazionale, gli allevatori e i settori che bene o male risentono meno delle difficoltà economiche a fronte ti scelte etiche?
La risposta che viene in mente a brucia-pelo è sicuramente no. In un momento come questo andare a influire negativamente sull'economia dello stato non si può ritenere una soluzione corretta.
Fermandoci però a riflettere, questo divieto di consumo della carne di coniglio, potrebbe offrire una motivazione in più per far progredire l'Italia in campo ecologico e etico rispetto alle altre nazioni.
Una soluzione che potrebbe mettere d'accordo gli animalisti e gli allevatori – giovando al tempo stesso all'ambiente – sarebbe la riconversione degli allevamenti in aziende produttrici di energia rinnovabile con spese e incentivi statali, in modo da dare comunque un sostentamento economico alle famiglie di chi si potrebbe trovare senza lavoro.
Questo per dare spunti di riflessione, certamente un muoversi in questa direzione richiede diverse analisi dei pro e dei contro – primo tra tutti l'investimento economico non indifferente da parte del Governo -che non verranno presi in considerazione in questa sede, ma non per questo sono inesistenti e poco influenti.
Lungi dall'alimentare polemiche animaliste a riguardo, secondo voi che altre soluzioni potrebbero essere indicate per andare a compensare economicamente la perdita di chi alleva i conigli per la macellazione?
Per concludere vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo, per iniziare a conoscere più da vicino il coniglio da compagnia.








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