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Collevecchio, il borgo che guarda il Gran Sasso

  • Selene Piana
  • 1 lug 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

Foto a cura di Sonila Bici

Chi ama la montagna conosce sicuramente il Gran Sasso d’Italia, con i suoi versanti scoscesi ed erbosi da una parte e aspri e rocciosi dall’altra, i suoi circhi glaciali e i suoi meravigliosi abeti bianchi.

Da ogni monte dell’Appennino si può vedere il massiccio, così come da Collevecchio, frazione di Montorio al Vomano in provincia di Teramo, un piccolo borgo medievale di una cinquantina di abitanti.


«Posto tranquillo, sicuro e rilassante» così riferisce Sonila Bici a Post-it. «Quando mi sono trasferita, un paio d’anni fa, non pensavo che mi sarei ambientata così bene.»

A dimostrarlo, un lavoro di gestione e accoglienza turisti con “Old Hill” (primo nei motori di ricerca, ndr), una struttura di case vacanza situata in paese, a nemmeno cinquanta chilometri dall’aeroporto di Pescara (il più vicino).

A trenta minuti dal mare e dal Gran Sasso, quindici da Teramo, Collevecchio vanta abitanti molto ospitali, capaci di invitare i visitatori alle loro cene di paese, una posizione di dominanza in cima alla collina, e una visuale da cartolina sul massiccio.

«Arrivando a Prati di Tivo si trovano ristoranti, bar, la pista da sci» spiega Sonila. «Ma assolutamente da visitare c’è anche Campo Imperatore con la sua funivia e l’hotel dove Mussolini è stato fatto prigioniero. Come paesi vicini, uno molto caratteristico è Amatrice, con una strada panoramica che costeggia il lago di Campotosto; sono presenti vari spazi riservati a chi decide di trascorrervi intere giornate.»


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Strade larghe e curate, clima secco e ventilato, cascate di ghiaccio e una fauna che fa invidia al resto d’Italia. Questa è terra d’Abruzzo, nevosa e fredda d’inverno, calda e accarezzata dal Maestrale d’estate, dove le tradizioni sono ancora vive negli abitanti.

Come il “Sant’Antonio”, dove i ragazzi indossano i costumi tipici, passando di casa in casa, cantando canzoni in cambio di salsicce, uova e formaggio.

O come il gioco della “rutula” che, ci spiega Sonila, consiste nel lancio di oggetti di gomma a forma di pizza (mentre in passato a essere lanciate erano davvero le pizze!).


«A Fonte Vetica, prima di arrivare a Campo Imperatore» prosegue poi. «ci sono macellerie, tavoli esposti fuori e fornacelle già accese, dove si può cuocere la carne comprata.»

Ma i piatti tipici sono gli arrosticini (carne di pecora), che non mancano mai nelle case degli abitanti, le mazzarelle (involtini di interiora d'agnello avvolti su foglie di lattuga) e le scrippelle 'mbusse (si presentano come sottili "frittatine" preparate con farina , uova e acqua. La loro versione "mbusse", ossia bagnate con brodo).

Come dolci, invece, ci sono i bocconotti (pasticcini a base di pasta frolla e ripieni di marmellata, cioccolato e mandorle tritate), i caggionetti (tra i più noti dolci tipici locali, dolcetti fritti con ripieno di castagne, cannella, mandorle tostate, cioccolato fondente e liquore creola) e le sfogliatelle (dolcetti a forma di mezzaluna ripieni di marmellata d'uva).



Per concludere, non si può, prima o poi, fare un salto nel cuore verde d’Europa, dove la terra è ancora selvaggia, sorvolata da aquile, falchi e sparvieri, dove è presente la Stella Alpina, rarissima sull’Appennino, e dove le porte sono sempre aperte per i forestieri.

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